Studio e compiti con l’attenzione consapevole: la dispensa del webinar

Utile per allenarsi e ripassare: dai falsi miti a come aiutare i ragazzi

Il 28 aprile l’associazione ha organizzato un incontro a distanza con la dott.ssa Arianna Milani, pedagogista specializzata in BES, DSA e Gifted Children, per parlare di studio e compiti con l’attenzione consapevole. Durante l’incontro sono emersi molti spunti di riflessione e suggerimenti che i genitori possono mettere in pratica per aiutare i propri figli.


DI QUALE TIPO DI ATTENZIONE CI OCCUPIAMO?

Mettiamo a fuoco l’attenzione volontaria dal punto di vista cognitivo, cioè quella risorsa consapevolmente coinvolta nei processi di apprendimento, quindi quella più legata alla scuola e ai compiti a casa.

REGOLIAMO LE NOSTRE ASPETTATIVE SULL’ATTENZIONE DEI NOSTRI FIGLI

L’attenzione ha una durata diversa a seconda dell’età, tendenzialmente crescente: 15′ a 8 anni, 30′ a 15 anni.
L’attenzione non è costante nel tempo e fluttua in continuazione all’interno della stessa ora, quanto d’ora, minuto, perché è un’abilità cognitiva strettamente legata a variabili come emozione, motivazione, stimoli ambientali.

ESISTONO DIVERSI TIPI DI ATTENZIONE

1 – Attenzione sostenuta,
cioè la capacità di tenere la concentrazione nel tempo.
Come allenarla? Partire dal tempo personale così com’è ad oggi, usare il timer e allungare progressivamente e gradualmente i tempi di tenuta.

2 – Attenzione shift,
cioè la capacità di passare da un’attività a un’altra, da un’ attività e una pausa e viceversa.
Come allenarla? In maniera complementare all’attenzione sostenuta.
Es. Costruire un tempo compiti che alterna attività che richiedono livelli di attenzione diversi così da allenare l’attenzione shift e sostenere l’attenzione più a lungo.
Es. Spezzare attività lunghe (come scrivere un tema) con pause (meglio se pause “vere”, che non sollecitano gli occhi).


3 – Attenzione focalizzata,
cioè la capacità di mantenere il focus su un’informazione prioritaria e di analizzarla.
Come allenarla? Diminuire i distrattori ambientali (visivi e uditivi).
Es. Ordine sulla scrivania: la scrivania è ordinata e pronta per i compiti quando c’è tutto quello che serve e nulla di più.
Es. Cellulare non a portata di occhio/orecchio. Questo è un tema delicato, per questo è utile un patto educativo esplicito in cui tutta la famiglia si impegna ad un uso consapevole della tecnologia.

4 – Attenzione selettiva,
cioè la capacità di sezionare le informazioni in funzione dell’obiettivo.
Come allenarla? Dare compiti specifici con obiettivi specifici.
Es. leggere per leggere oppure leggere per comprendere.

5 – Attenzione condivisa,
cioè la capacità di combinare contemporaneamente le attenzioni precedenti.
Come allenarla? È coinvolta in tutti i compiti complessi (come il dettato e prendere appunti), quindi la strategia generale è predisporre attività di avvicinamento: alleno le attenzioni singole, accorcio l’attività complessa, suddivido nelle sue componenti.

FALSI MITI


A. “L’attenzione è questione di volontà”
La volontà nel senso di autodeterminazione ha a che fare con l’attenzione (e bisognerebbe allenarla), ma non è l’unica componente, tendenzialmente nemmeno la principale. Sulla qualità dell’attenzione hanno grande impatto le emozioni, che possono favorire oppure ostacolare attenzione e apprendimento.
Cosa fare? Possiamo lavorare sul clima a casa: per quanto possiamo, mantenere spazi di serenità, in cui le preoccupazioni non entrano, i discorsi sulla resa scolastica e nemmeno l’ultimo rimprovero trovano spazio.

B. “Per stare attenti bisogna stare fermi”
Il legame tra corpo/movimento e apprendimento è uno dei campi più studiati recentemente. Se un bambino si muove è perché ne ha bisogno e contemporaneamente il movimento è un comportamento con cui si adatta alla situazione.
Cosa fare? Non negare questo bisogno costringendolo a stare fermo, osservare e aiutare a rispondere in maniera consona (antistress da tenere in mano, movimenti ripetuti, sostituire la seduta con una palla).

OLTRE IL SUPPORTO: IL RUOLO DEI GENITORI

Detective – Conoscere per diventare osservatori più raffinati dei bisogni di bambini e ragazzi, in modo da riuscire a supportarli in maniera più efficace quando ne hanno bisogno.
Come? Occuparsi non preoccuparsi, coltivare il mindset dell’apprendimento non del giudizio.

Specchio – Aiutare bambini e ragazzi a vedere cose di sé che loro ancora non vendono, in modo che diventino via via consapevoli, in questo caso, delle loro abilità attentive così che col tempo si autoregolino cioè gestiscano in autonomia la risorsa attenzione.
Come? Dare feedback non giudicanti, fare domande sul livello di attenzione.

Modello – Bambini e ragazzi imparano innanzitutto osservando il nostro comportamento, perciò possiamo aiutarli a sviluppare attenzione dando loro attenzione.
Come? Guardali negli occhi, essere genuinamente curiosi del loro mondo, dare loro tempo in un mondo che va veloce, ma anche facendoci vedere immersi in attività che richiedono attenzione e/o coinvolgendo anche loro.

Buona riflessione e buon allenamento insieme ai vostri figli e figlie!

Grazie,
Arianna Milani

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